Coronavirus Fase 2: A quali condizioni riaprono strutture sanitarie e studi medici?

Coronavirus Fase 2: A quali condizioni riaprono strutture sanitarie e studi medici?
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La fase 2 del Coronavirus è cominciata e con essa tutte le procedure necessarie per preservare la propria salute e quella dei pazienti. Una fase decisamente delicata che rivoluziona il modo di lavorare e, in senso più ampio, la modalità di vivere. In questo articolo approfondiremo le condizioni a cui sono sottoposte le strutture sanitarie e gli studi medici, per affrontare il periodo successivo al lockdown in totale sicurezza. 

Riapertura strutture sanitarie fase 2: protocolli di sicurezza 

Studi medici, ambulatori, pronto soccorso e ospedali seguiranno i protocolli di sicurezza sanciti nel modello Wuhan: 

  • Sanificazione strumenti: igienizzazione dei mezzi di lavoro e degli arredi tra una visita e l’altra (poltrona, scrivania ecc.), pulizia del pavimento 2 volte al giorno e lavaggio dei bagni 4 volte al dì, utilizzando un prodotto a base del 75% di alcol.  
  • Ventilare gli ambienti: dovranno modificarsi gli impianti di aria condizionata per azzerare il riciclo d’aria. 
  • Rivestire tastiere pc e telefoni: con una pellicola trasparente da sostituire a ogni fine turno. 

Il nostro obiettivo è limitare il più possibile le occasioni di contagio all’interno delle strutture. Il primo step è l’identificazione dello stato di salute del paziente tramite un ‘triage telefonico’, ovvero un colloquio selettivo che permetta di capire se il soggetto non abbia avuto raffreddore, tosse, febbre, diarrea, i sintomi caratteristici del Covid-19, né sia venuto a contatto con familiari o conoscenti positivi nell’ultimo mese”.  Raffaele Iandolo, presidente dell’albo nazionale degli Odontoiatri. 

Tale modello si basa inoltre sul presupposto di considerare tutti i pazienti potenzialmente positivi. Oltre alla consultazione telefonica saranno quindi previsti per le seguenti categorie: 

  • Segretari/e: barriere di plexigass per mantenere la distanza dai pazienti in sala d’attesa. 
  • Medici: camici e guanti monouso da sostituire dopo ogni visita, mascherina protettiva Ffp3 (o almeno Ffp2) e visiera. Se il paziente si reca alla visita non munito di mascherina chirurgica, sarà il professionista a fornirla.  
  • Pazienti: dovrannofirmare un’autocertificazione che attesti l’assenza di sintomi da Covid-19.  

Questi protocolli di sicurezza hanno lo scopo di ridurre ai minimi termini il contatto con le particelle di Aerosol che rientrano tra le principali cause di trasmissione del Virus. 

Il rapporto diretto è fondamentale: il medico, infatti, deve anche dissuadere tutti i pazienti che possono fare a meno della visita, dando consigli per risolvere almeno temporaneamente a domicilio le patologie. Il professionista dovrà abituarsi a lavorare sette giorni su sette per evitare assembramenti in sala d’aspetto e per eseguire tutti i protocolli di igienizzazione degli ambienti. Superata la prima selezione al paziente sarà chiesto di recarsi alla visita da solo, mentre i minori dovranno essere accompagnati da un solo genitore”.  

Mario Bussi -primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale San Raffaele. 

Misure di sicurezza e fase 2: ospedali e pronto soccorso

Concetto cardine: separare il percorso ‘sporco’ destinato cioè ai pazienti affetti da Coronavirus da quello ‘pulito’, che deve essere assolutamente riparato dall’infezione.  

Il ministro Roberto Speranza sancisce che tutte le regioni devono realizzare o mantenere strutture ospedaliere Covid, con tanto di padiglioni policlinici o monoblocchi, dove continuare a curare i soggetti colpiti. In tutti gli altri ospedali, ossia quelli No COVID- 19, sarà necessario lavorare – se richiesto- anche nei weekend e in orari extra, con l’obiettivo di spalmare il più possibile le visite lungo il corso della giornata ed evitare così assembramenti. 

I visitatori, salvo casi eccezionali, non potranno fare visita ai ricoverati. Se hanno avuto il via libera, dovranno indossare mascherina e disporre di gel igienizzanti.  

Anche i pronto soccorso saranno organizzati al fine di garantire percorsi separati. Una curiosità: in seguito al lockdown di marzo-aprile, in alcune regioni si è registrato un calo di lavoro fino al 25-30% rispetto allo stesso periodo del 2019.  

Purtroppo non sempre è semplice distinguere un’emergenza dai casi ordinari. Uno studio condotto dal Centro Cardiologico Monzino di Milano ha messo in risalto come in concomitanza al lockdown, la mortalità per infarto acuto si sia quasi triplicata mentre sono diminuite del 40% le procedure salvavita e le visite di prevenzione di cardiologia interventistica. Il motivo? Le persone hanno avuto paura del contagio. Ecco perché ricominciare è di fondamentale importanza.  

Medici di base: tra telemedicina e ricette elettroniche 

235milioni di euro è la cifra stanziata dal governo per la telemedicina. Se le condizioni di salute del soggetto ne presuppone la possibilità, i medici si serviranno di uno schermo (pc, tablet, smartphone) per osservarlo. 

La visita in studio sarà invece preceduta da telefonata con tanto di valutazione dei sintomi, poi verrà fissato l’appuntamento in sede dove si richiede la massima puntualità per evitare possibili assembramenti in sala d’attesa.  

Queste le condizioni messe a punto dal segretario nazionale della Fimmg,  Federazione dei Medici di Medicina Generale Silvestro Scotti, operativo su Napoli. Quando nella stagione autunnale tornerà la comune influenza accompagnata da febbre, tosse e raffreddore: “In quel caso predisporremo una visita domiciliare, o da parte di un medico di famiglia o delle unità speciali di continuità assistenziale che si stanno rafforzando in queste settimane”.  

Dentisti: maschere filtranti e visiere nella fase 2 

“Quel che dovremo potenziare sarà la decontaminazione e l’aerazione degli ambienti dopo ogni visita” spiega Ghirlanda. Il tempo necessario per queste operazioni, e il fatto che in sala d’aspetto non potranno crearsi code, farà sì che gli appuntamenti in futuro saranno diradati di molto, rispetto a ieri”.  

Carlo Ghirlanda, presidente dell’Andi, Associazione nazionale dentisti italiani.  
 

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